giovedì 10 giugno 2010

Sogni

sono al blue note, tanti sono i pensieri che mi passano davanti agli occhi. certo alcuni sono seri, altri sono più ludici fra tutti uno risalta nella mia fantasia e sei tu.

il dove siamo non ha importanza, tu sei di fronte a me vestita, mi dai la schiena. dal movimento delle spalle capisco che sei in ansia, che non sai cosa aspettarti, ma docile aspetti, braccia lungo i fianchi.

Intanto la musica scorre nelle mie orecchie, mentre il ritmo mi accarezza l'anima, la mia fantasia ti accarezza.

Le mie mani ti raccolgono i capelli corvini, con mano quasi insicura ti calo sugli occhi a coprirti il viso una maschera di nera pelle, che chiudo sulla tua nuca con una zip luccicante.

Continuo nel mio gioco, ti infilo una gag nella tua bocca calda, solo un gemito l'ultimo prima di essere chiusa.

Quindi ti bendo lasciandoti ancora più inerme nelle mie mani.

Inizio a spogliarti. i vestiti cadono ai tuoi piedi resti nuda.

Ti ungo il corpo preparandolo per il dono successivo, sempre in silenzio, passo il tuo corpo, le mie mani indugiano su i tuoi seni, sul tuo addome accarezzandoti l'ombelico. Ti sento fremi, ti stai eccitando ma non osi toccarti per paura che l'incanto si sciolga. Finisco fra le tue gambe ma senza indugiarvi troppo.

Mi pulisco le mani, poi faccio cadere sul tuo capo un vestito di latex. Pazientemente sollevo le tue braccia una a una e le infilo nelle maniche senza sforzo dentro esse.

Tiro l'abito chiudendo il tuo corpo nella tua nuova pelle.

Ti sei resa conto di cosa ti sta capitando, non reagisci ma il tuo respiro si fa veloce, la saliva ti cola dalle labbra bagnando la nuova pelle.

Chiudo la zip del body fra le tue gambe, che ora risaltano anche se abbronzate.

Non contento prendo il tuo braccio e lo infilo in parte di quello che sarà un armbinder. anche il secondo braccio segue la stessa sorte finisco e sei ormai prigioniera delle nostre fantasie.

Ti tolgo la benda facendoti il regalo più grande.

Uno specchio ti riflette e ti mostra come tu vorresti essere e mentre ti osservi io lentamente mi volto dandoti solo la mia schiena.

finisce il concerto, fra gli applausi anche il mio sogno...

A Mandra con Amore

Francesca

Piove. La nebbia si dirada

Piove. La nebbia si dirada, la luce ormai è quasi scomparsa. Nella penombra si intravedono mani che artigliano l'inutilità di una morte, drappi spezzati e fradici di sangue e acqua. Acqua che cade dal cielo come lacrime, lacrime che vengono per lavare il sangue di gente folle morta per il sogno altrui.

Una presenza silenziosa, china sotto il peso della corazza di cuoio cotto è seduta. Uno scudo giace ai suoi piedi. Alcune vistose tacche danno l'idea dello scontro che ha sostenuto, ma non è il suo. Il suo è andato perso nella battaglia, questo l'ha strappato al suo nemico ormai trafitto dalla sua spada.

L'ombra stanca siede sulla misera collinetta di pietra e terra, incurante della pioggia che strisciante raggiunge ovunque il suo corpo stanco e offeso. I capelli rossi si appiccicano al viso duro, offuscano lo sguardo stanco che non va oltre i piedi appoggiati sulla nera terra intrisa del sangue di amici e nemici morti.

Non si direbbe, guardando la possente figura, che è quello di una donna. Donna guerriera. Donna piena di speranze di una vita normale, donna che si immagina a camminare accanto ad un uomo, donna che solleva un bimbo dal viso imbronciato e piangente, donna ridente che danza intorno ad un fuoco, donna pettegola mentre ciancia con le amiche. Donna e non più tale.

Alla pioggia altre goccie si mischiano sul viso della donna, sono lacrime di disperata perdita, di triste sconfitta, di una vita mai vissuta, del desiderio mancato, di una promessa non mantenuta, di una vita beffarda.

Alla pioggia, alle lacrime un sorriso contrasta. Le labbra si muovono, denti bianchi e perfetti illuminano la notte. Denti di lupo. Denti di forza espressa nella forza di un braccio. Denti che mordono la vita ed il gusto della vita. Denti che hanno assaggiato il sangue, Denti che strappno realtà a questa vita così irreale ed irraggiungibile.

Il naso freme, una brezza notturna nella notte piovosa porta un odore unico inconfondibile. Sì. Sì. E' odore unico, inconfondibile. Sangue. La mano freme artiglia la spada, la solleva leggera ma pesante da terra e la osserva colorata di un rosso slavato da queste lacrime che il cielo ha mandato per lavare la pazzia dell'uomo.

Come Donna si alza stanca sulle gambe provate dalla giornata, Come Uomo sposta il velo che ha sugli occhi, mentre solleva la spada portandola all'altezza dello sguardo duro ma vivo salutando quella vita strana e incongruente.

a Olga con Amicizia

Francesca